La disciplina di Penelope
Protagonista è la Penelope
del titolo. La incontriamo (e conosciamo) subito: ex pubblico ministero, è
stata allontanata dal suo incarico e dal suo ambiente di lavoro per un non
precisato fatto grave che l’ha vista coinvolta. Vita sregolata. Relazioni,
anch’esse, sregolate. Alimentazione che non fa eccezione rispetto al
personaggio che si delinea in maniera dettagliata. Penelope si connota per
caratteristiche fisiche e caratteriali, ma ha anche diverse sfumature e un
bagaglio, non leggero, che si porta dietro.
Focalizzando l’attenzione sulla trama, siamo a Milano.
‘Un giallo a tinte grigie’, è stato definito. I toni e i contorni sono metropolitani,
cupi.
Penelope avrà interrotto bruscamente e anticipatamente
la sua carriera, perso il suo lavoro, ma non la stima di chi la conosce. Così
quando un giornalista si trova fra le mani un vecchio caso chiuso, ma
sostanzialmente irrisolto, pensa a lei, alla sua amica Penny, come all’unica in
grado di sbrogliare la matassa.
Le indagini prendono le mosse per volere del diretto
interessato, il marito di una donna trovata morta. Marito nonché unico sospettato:
il procedimento a suo carico si è concluso con l’archiviazione per
insufficienza di prove, ma ha lasciato il dubbio a minare comunque l’esistenza
dell’uomo. L’episodio di cronaca nera risale a un paio di anni
prima. Ora il marito chiede che si trovi l’assassino per una questione di
giustizia e affinché sua figlia un domani non possa nutrire il minimo sospetto
nei suoi confronti. Sulle prime riluttante, Penelope (la dottoressa Spada)
finisce per accettare. Seguirà la sua disciplina. Le tracce e il suo intuito. E
ci terrà sulle spine fino alla fine.
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